la mia fotografia
attese, profumi, sapori…stati d’animo
Osserviamo un’immagine: per tutti la storia è racchiusa in quel fotogramma, espressioni, gesti, colori, attimi; ma per chi scatta quella foto tutta la storia non è ciò che ha fotografato ma tutto ciò che c’era intorno.
è per questo che ho iniziato ad amare la fotografia, mi permette di essere nella mia storia, di non dimenticare, mi permette di riassaporare, ogni volta che osservo una mia immagine i suoni, i profumi, gli stati d’animo, le attese, gli incontri.
Non fotografo solo per lavoro (per fortuna ^_^) e quindi mi trovo spesso a raccontare momenti privati, feste con amici, incontri, viaggi personali, e molte volte mi sento dire “dai vieni anche tu nella foto, non compari mai, è peccato”…ed ogni volta penso…io sono in tutte le mie foto, sono in tutti i momenti. Quando guardo un “ricordo” lo vedo e lo sento, lo respiro. Ogni foto è una proiezione di me in quel momento, in quel luogo.
Amo la fotografia perchè mi permette di lasciare una traccia visibile del mio percorso e per poter rendere materico uno stato d’animo, un flusso di tutti quei piccolissimi gesti che possono svanire nel caos della quotidianità.
Non tante foto, non migliaia di immagini raccolte a casaccio
Poche, pochi frammenti bastano per tracciare un percorso ordinato, nel tempo e nello spazio; poche immagini per non esserne sommersi, schiacciati da una ridondanza inutile e che mi potrebbe solo distrarre, ricordando che in un discorso, un buon oratore deve riuscire a dire il giusto, parlando a diversi livelli di comunicazione per poter mantenere sempre alta l’attenzione del pubblico, stupire e coinvolgere. Nella fotografia un racconto si comporta allo stesso modo, dovrebbe districarsi in tanti piccoli frammenti che insieme formano un corpo unico, omogeneo, corposo ed interessante; sguardi da diverse prospettive, come flussi di parole a differenti livelli di comunicazione. Poche immagini, posizionate e scelte nel modo opportuno. La fotografia racconta un percorso ed è un diritto di tutti possedere un proprio racconto, per questo sono estremamente felice della diffusione della fotografia nella grandissima scala (anche se questo può aver causato confusione e molta concorrenza professionale) ma è estremamente importante a mio avviso che tutti riescano e sappiano utilizzare il mezzo fotografico con sapienza e che questo possa permettere loro, in futuro di raccontare delle storie, anzi la storia più importante, il percorso della propria vita.
ho iniziato a fotografare così…
Ho iniziato a fotografare così, ho iniziato ad amare la fotografia proprio per questi motivi, per poter raccontare la festa, il sorriso dei miei amici e delle persone a cui volevo e voglio bene, e tutte quelle emozioni non solo sono racchiuse nella mia memoria (che come sanno tutti è scarsina e poco capiente :p) ma anche in un tracciato materico indelebile, che mi permette, ogni volta che lo desidero, di riaccendersi in me, permettendomi, come una macchina del tempo, di viaggiare in epoche differenti, nei loro colori, nei loro sapori e nelle loro essenze.
Sento un tonfo al cuore quando invece vedo la fotografia trattata come mera essenza di produzione anche in chi dovrebbe usarla solo per diletto personale, mi fa male vedere l’uso della fotografia rivolto ad una gara a chi la fa più nitida o sfocata, a chi ha l’ultimo modello di fotocamera o a chi ha l’obbiettivo più lungo e performante, chi usa la fotografia per vedere le ragazze nude (perchè purtroppo è così..altro che fotografia glamour..è solo uno spoglia-spoglia); adoro invece chi la usa con coscienza, chi magari la usa per isolarsi nel suo mondo, immerso nella natura, chi alla ricerca di un suono, di una essenza, di un momento, chi per cogliere la storia, o chi ancora per documentare e descrivere qualcosa, e soprattutto chi la usa per raccontare la sua quotidianità nel privato (anche senza avere l’esigenza spasmodica di pubblicare ogni passo che fa sui social in maniera del tutto inutile e con il solo obiettivo ed intento di esistere), perchè la fotografia vera non è quella che mostriamo ma quella che teniamo solo per noi, nel nostro intimo.
Questa è la mia fotografia
note sulla foto in articolo:
titolo: AGO11:1.47
didascalia: una notte può raccontare tante cose, un’immagine può essere solo un’immagine o nascondere emzioni che perdureranno nel tempo…un ricordo, un respiro, un sussulto. Come polvere tra le stelle il rumore è anche il silenzio di attimi che scandiscono un tempo infinito, quello di un battito di ciglia, del socchiudersi di due labbra di una lacrima che scende lunga sul viso.