Michael Christopher Brown: Magnum con l’iPhone
photo: © Michael Christopher Brown
La fotografia in una espressione a 360° non conosce dimensioni
Di cosa parliamo oggi? del fotografo Michael C. Brown, di fotografia (ovviamente) e di iphone (e derivati).
Starete pensando «ah, la solita solfa di instagram, e company!?!» ebbene non vi sbagliate, ma se vi dicessi che M.C Brown è un nuovo nominato Magnum Photographer (candidato a prendere il ruolo nel 2017), e se continuassi dicendo che questo fotografo (professionista) usa ormai dal 2010 solo l’iphone per i suoi reportage in svariate parti del mondo? E se continuassi dicendo che la Magnum pare l’abbia candidato tra le sue schiere proprio per questo motivo?
Beh come vedete il classico tema pro-contro phonografia mi sembra molto limitato…qui si va oltre e a mio avviso non solo per il discorso che Brown usi il telefono come mezzo istantaneo di comunicazione e racconto (perchè ricordiamo – e non dimentichiamoci – che la fotografia è un mezzo istantaneo di comunicazione) ma perchè una grossa agenzia che ha fatto (e continuerà a fare) la storia della fotografia di reportage si sta evolvendo mostrandoci come i limiti li poniamo solo noi e non le infrastrutture che ci ospitano.
Qualche mese una grossa testata giornalistica affermò di voler licenziare i suoi fotogiornalisti in favore di “corsi di fotografia per l’utilizzo di smartphone” destinati ai giornalisti che avrebbero dovuto corredare i loro testi con foto riprese da loro stessi. Ovviamente si gridò allo scandalo…beh effettivamente un pò scandaloso lo è ma non tanto per il fatto che la testata abbia deciso di far utilizzare uno strumento così “pratico, veloce e onnipresente” come il telefonino ma per il fatto che a fare le foto abbia deciso di mettere dei giornalisti che in realtà sono pagati e “addestrati” a fare altro (di altrettanto importante e impegnativo).
A mio avviso quindi lo scandalo non è l’uso e la scelta del mezzo fotografico ma il chi utilizza il mezzo stesso e soprattutto con quale sapienza viene utilizzato.
Le immagini di Brown sono meravigliose, profonde, vere, ci si sente all’interno delle scene, si vive il sapore degli ambienti, gli orrori, e tutto ciò è reportage, è racconto ed è Fotografia.
Brown grazie alla sua scelta (quella di viaggiare “leggero”) riesce ad essere ovunque, ed ovunque ha la stessa potenza espressiva che è evidente non viene dall’utilizzo di strumentazioni impossibili (costose o estremamente particolari, di qualità o altro) ma dalla semplicità, dall’immediatezza e dalla possibilità di essere ovunque all’interno della scena.
La fotografia in questi ultimi anni si è GONFIATA di infrastrutture, ed i passaggi sono stati i seguenti:
– Inizialmente la fotografia era riservata ai professionisti soprattutto perchè gli strumenti erano costosi e non alla portata di tutti
– poi hanno inventato l’APS-C abbassando i costi e dando il mezzo nelle mani di quasi tutti
– questi “tutti” si sono avvicinati in maniera consapevole (e non) alla fotografia acquisendo sempre maggior consapevolezza di un mezzo “complesso” e, sentendosi poi limitati, hanno iniziato a spendere di più acquistando attrezzature professionali (ed è a questo punto che i professionisti sempre nascosti dietro il mezzo sono dovuti venir fuori allo scoperto con qualcosa di più che non sempre c’era)
Ma i limiti di cui l’amatore soffriva (e soffre) erano e sono solo limiti psicologici di chi non facendo della fotografia una professione crede che i propri limiti siano intrinsechi nelle attrezzature che NON possiede e vorrebbe avere. Ma questo fa parte del commercio e della “vittoria” delle case costruttrici che in questo modo hanno spostato il mercato piano piano dal mondo delle compatte, al mondo delle prosumer, fino al mondo delle ammiraglie anche al di fuori della categoria professionale (il che è una vittoria più che commerciale psicologica e sull’essere umano stesso che è diventato schiavo della tecnologia e dei limiti che credono di poterci imporre)
M.C.Brown (e come lui sono certo anche molti altri) ci stanno dimostrando che non è il mezzo a fare l’immagine, il concetto e la storia ma sono le idee, la sensibilità e la cultura di chi è dietro il mezzo a fare la differenza. Chi è povero di contenuti personali non riesce ne con il telefono, con la compatta e nemmeno con l’ultimo modello di reflex o medio-formato.
Questa non è una critica o un voler scoraggiare qualcuno…anzi…vuole essere un modo per spronare tutti a ricercare qualcosa in più e non limitarsi al solo acquistare, e cercare su internet spunti o altro..ma ad inventare e reinventare qualcosa che possa fare la differenza! la fotografia è e deve essere di tutti perchè ognuno di noi ha una storia da raccontare, delle esperienze da vivere e ricordare, ognuno deve essere libero di acquisire questi ricordi nel modo che preferisce e senza essere psicologicamente oppresso da questioni commerciali che ci limitano interiormente. Ognuno pone i propri limiti lì dove non riesce a osservare oltre, ed è quando non si riesce più ad osservare che si cerca qualcosa di nuovo nel giardino che non è il nostro, ma la realtà è che proprio in noi che dovremmo ricercare quel “quid” in più che ci permetterebbe di non essere uguali ad altri, omologati e standard…e si vedrebbero molte meno foto di gattini, piedi, scarpe, strade e persone rubate alla loro “monotona” quotidianità poi esaltate sui social come attori di non so quale rocambolesca storia da raccontare…
Quindi onore al merito a Brown, e di tutti quelli che hanno e vogliono raccontare qualcosa in più con i loro mezzi i loro limiti ma con le loro grandi e profonde esperienze che non hanno un valore commerciale acquistabile in un negozio come una macchina fotografica un obiettivo o altro.
sito di riferimento: http://www.mcbphotos.com
PS: i primi lavori di Brown (fino al 2010 circa) sono realizzati in reflex e a mio avviso sono più belli esteticamente parlando, li trovo più interessanti, ma quelli successivi sono più vivi e veri, più nella storia. Penso che l’autore sia riuscito a trovare il suo stile narrativo con l’uso dello smartphone ma la tecnica e l’arte narrativa l’aveva già da prima..questo ancora di più a sottolineare come non è il mezzo ma chi lo utilizza a fare la differenza (scusate la ripetizione!)
nda: l’immagine cover che ho scelto rappresenta (ironicamente) una cover che “trasforma” il vostro iphone in una piccola Leica (macchina storica per il reportage, e reportage di guerra) maggiori info qui http://www.blackda.com/case_studies.php?csid=i9
———- translation by google ———————
The photograph in an expression to 360 ° does not know size
What do we mean today? Photographer Michael C. Brown, photography (obviously) and iphone (and derivatives).
You’re thinking « ah, the usual old story of instagram, and company!?! » Well you are not mistaken, but if I told you that MC Brown has appointed a new Magnum Photographer (candidate to take the role in 2017), and if I continued saying that this photographer (professional) use now since 2010 only the iphone for his reporting in various parts of the world? And if I continued by saying that the Magnum seems the candidate has among its ranks for this reason?
Well as you can see the classic theme against pro-phonografia seems very limited … here you go over and in my opinion not only for the speech that Brown uses the phone as a means of instant communication and story (because remember – and do not forget – that photography is a means of instant communication), but because a large agency that has made (and will continue to do) the history of photojournalism is evolving as showing the limits we place them just us and not the infrastructure in which we operate.
A few months a major news organization said it would lay off its photojournalists in favor of “photography courses for the use of smartphones” for journalists that were supposed to accompany their texts with photos taken by themselves. Obviously outcry … well actually a bit outrageous but it is not so much the fact that the head has decided to use a tool like this “practical, fast and ubiquitous” like the phone but for the fact that to do decided to take the photo of the journalists who are actually paid and “trained” to do another (equally important and challenging).
In my view then the scandal is not the use and choice of the photographic medium but those who use the medium itself and especially with what wisdom is used.
The images of Brown are wonderful, deep, true, it feels inside of the scenes, you live the taste of the environments, the horrors, and everything is reportage, it is story and it is Photography.
Brown thanks to its choice (the one to travel “light”) manages to be everywhere, and everywhere has the same expressive power that is evident by the use of instruments is not impossible (or extremely costly special quality or other) but from the simplicity , the immediacy and the ability to be anywhere within the scene.
The photograph in recent years was inflated infrastructure, and the steps were as follows:
– Initially photography was reserved for professionals, especially because the tools were expensive and not affordable for everyone
– Then they invented the APS-C lowering costs and giving your vehicle in the hands of almost all
– These “all” have approached in a conscious (and failed) to photography becoming more and more aware use of a “complex” and so feel limited, they began to spend more money buying professional equipment (and it is at this point that the professionals always hidden behind the middle are due to come out in the open with something that is not always there)
But the limits of which the amateur suffered (and suffers) were and are only psychological limits to those who are not making a profession of photography think their limitations are inherent in the equipment that does NOT have and would like to have. But that’s part of the trade and of the “victory” of the manufacturers that in this way the market moved slowly from the world of compact, to the world of prosumer, up to the world of the flagships even outside the professional category (which is a victory that most commercial psychological and on the human himself who has become a slave of technology and believe that we can impose limits)
MCBrown (and like him, I’m sure many others) are showing us that it is not the means to make the image, the concept and history but are the ideas, sensitivity and culture of those who are behind the means to do difference. Those who are poor personal content can not do with your phone, with the compact and even with the latest model of SLR or medium format.
This is not a criticism or a desire to discourage anyone … but … wants to be a way to encourage everyone to seek something more and not limited only to buy, and look on the internet or other ideas .. but to invent and reinvent something that can make a difference! the photograph is and should be for everyone because everyone has a story to tell, experiences to live and remember, everyone should be free to acquire these memories in the way they prefer and not be psychologically oppressed by trade issues that limit us psychologically. Everyone puts their limits there where he can not look past, and when no longer able to observe that you try something new in the garden that is not ours, but the reality is that in us that we should look for that “something “extra that would allow us to not be equal to others, and approved standards … and you would see far fewer photos of kittens, feet, shoes, streets and people stolen from their” boring “everyday then enhanced on social actors as not to I know what incredible story to tell …
So to honor about Brown, and all those who have and want to tell something more within their means their limits but with their large and deep experiences that do not have a commercial value buy in a store like a camera a lens or more.
reference site: http://www.mcbphotos.com
PS: the early work of Brown (until about 2010) are made of reflex and in my opinion are the most beautiful aesthetically speaking, I find them more interesting, but the following ones are more alive and real, the most in history. I think that the author has managed to find his narrative style with the use of a smartphone but the technique and the art of fiction had even before this .. even more to emphasize that it is not the means but the people using it to make a difference (sorry for the repetition!)